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mercoledì 29 aprile 2020

Il Silenzio


In un mondo dove tutto fa notizia, dove ogni cosa viene usata per fare "rumore", per attirare attenzione, ci si dimentica di una cosa molto importante: del SILENZIO, del suo "potere parlante". Si perchè anche il silenzio parla, e spesso mettersi in ascolto della voce del silenzio fa "paura" per diversi motivi, personali o dovuti a esperienze di vita.
Non dobbiamo aver paura del Silenzio, ma impariamo ad ascoltarlo...impariamo a fare silenzio..impariamo a parlare nel silenzio.....conosceremo noi stessi.

Un uomo si recò da un monaco di clausura. Gli chiese:"Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?" Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore: "Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?"
L'uomo guardò nel pozzo, "Non vedo niente". Dopo un po' di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore:"Guarda ancora! Che cosa vedi nel pozzo?"
L'uomo ubbidì e rispose:"Ora vedo me stesso: mi specchio nell'acqua".
Il monaco disse:"Vedi, quando io immergo il secchio, l'acqua è agitata. Ora invece l'acqua è tranquilla. E' questa l'esperienza del silenzio: l'uomo vede se stesso!"
(Bruno Ferrero, Il Canto del grillo, Elle Di Ci)



martedì 28 aprile 2020

Le Due Anfore


Ogni giorno un contadino portava l'acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava  sulla groppa dell'asino, che gli trotterellava accanto. Una delle anfore, vecchia e piena di fessure,  durante il viaggio perdeva acqua. L'altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza  perderne neppure una goccia. 
L'anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l'anfora nuova non perdeva  occasione per farle notare la sua imperfezione.  "Non perdo neanche una stilla d'acqua, io!"  Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: "Lo sai, sono cosciente dei miei limiti.  Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota.  Perdona la mia debolezza e le mie ferite". 
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all'anfora screpolata e le disse:  "Guarda il bordo della strada".  "Ma è bellissimo! Tutto pieno di fiori!", rispose l'anfora.  "Hai visto? E tutto questo solo grazie a te", disse il padrone.  "Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comperato un pacchetto di semi di fiori e  li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo né volerlo, tu li innaffi ogni giorno".  La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel giorno si sentì morire di gioia.

Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, cha hanno segnato la nostra vita e....... rimarranno con noi. Magari ci fanno star male perchè ci fanno vedere e prendere coscienza della nostra fragilità di persone umane; non dobbiamo farci prendere dalla tristezza della nostra "imperfezione"..........questa storia ci insegna che se lo vogliamo, possiamo fare meraviglie con le nostre  imperfezioni..... basta accettare quello che siamo


domenica 12 aprile 2020

Pregare nella settimana santa


Domenica di Pasqua 12 Aprile

† Dal Vangelo secondo Giovanni 20,1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

La risurrezione di Gesù ci trasforma con la forza dello Spirito Santo. Gesù è vivo, è vivo fra noi, è vivente e ha quella forza di trasformare. Com’è bello pensare che si è annunciatori della risurrezione di Gesù non solamente a parole, ma con i fatti e con la testimonianza della vita! Gesù non vuole discepoli capaci solo di ripetere formule imparate a memoria. Vuole testimoni: persone che propagano speranza con il loro modo di accogliere, di sorridere, di amare. Soprattutto di amare: perché la forza della risurrezione rende i cristiani capaci di amare anche quando l’amore pare aver smarrito le sue ragioni. C’è un “di più” che abita l’esistenza cristiana, e che non si spiega semplicemente con la forza d’animo o un maggiore ottimismo. La fede, la speranza nostra non è solo un ottimismo; è qualche altra cosa, di più! È come se i credenti fossero persone con un “pezzo di cielo” in più sopra la testa. È bello questo: noi siamo persone con un pezzo di cielo in più sopra la testa, accompagnati da una presenza che qualcuno non riesce nemmeno ad intuire. Così il compito dei cristiani in questo mondo è quello di aprire spazi di salvezza, come cellule di rigenerazione capaci di restituire linfa a ciò che sembrava perduto per sempre. Quando il cielo è tutto nuvoloso, è una benedizione chi sa parlare del sole. Ecco, il vero cristiano è così: non lamentoso e arrabbiato, ma convinto, per la forza della risurrezione, che nessun male è infinito, nessuna notte è senza termine, nessun uomo è definitivamente sbagliato, nessun odio è invincibile dall’amore. Ecco, cari fratelli e sorelle, perché il cristiano è un missionario di speranza. Non per suo merito, ma grazie a Gesù, il chicco di grano, caduto nella terra, è morto e ha portato molto frutto.
                                                                                                         Papa Francesco



sabato 11 aprile 2020

Pregare nella settimana santa


Sabato santo 11 Aprile

† Dal Libro del Profeta Isaia 53,5-9
Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.


Di che cosa ti preoccuperai? Per che cosa ti affannerai? Chi ti ha fatto si prenderà cura di te. Chi ebbe cura di te prima che tu esistessi, non si curerà di te, quando ormai sei ciò che egli ha voluto tu fossi? Perché ormai sei fedele, già cammini sulla via della giustizia. Non avrà dunque cura di te colui che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti? Trascurerà, abbandonerà, lascerà solo te che sei già giusto e vivi della fede? Al contrario egli ti benefica, ti aiuta, ti dà qui ciò che ti è necessario, ti difende dalle avversità. Facendoti doni ti consola affinché tu perseveri, togliendoteli ti corregge affinché tu non perisca; il Signore ha cura di te, stai tranquillo. Ti sostiene colui che ti ha fatto, non cadere dalla mano del tuo creatore; se cadrai dalla mano del tuo artefice ti spezzerai. La buona volontà ti aiuta a rimanere nelle mani di Colui che ti ha creato. Di’: il mio Dio lo vuole; Egli mi reggerà, egli mi sosterrà. Abbandonati a lui; non credere che ci sia il vuoto, quasi che tu dovessi precipitare; non t’immaginare una cosa di questo genere. Mai egli ti mancherà; non mancargli tu, non mancare a te stesso. Il Signore ha cura di me.
                                                                                                                                                                                                                                                                Agostino di Ippona




venerdì 10 aprile 2020

Pregare nella settimana santa


Venerdi santo 10 Aprile

† Dal Vangelo secondo Giovanni 19,1-11
Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!”. Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: “Di dove sei tu?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Gli rispose Gesù: “Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande”.


Hanno forato le sue mani e i suoi piedi e hanno aperto il suo costato con la lancia. E attraverso queste aperture, io posso succhiare il miele dalla roccia e l’olio che cola dalla pietra durissima, gustare e vedere cioè come è buono il Signore. Egli pensava pensieri di pace e io non lo sapevo. Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore? o chi mai è stato il suo consigliere? (Rm 11,34). Ma il chiodo che penetra in lui è divenuto per me una chiave che mi schiude il segreto della volontà del Signore. Come non vederla attraverso queste aperture? I chiodi e le piaghe gridano che veramente, nel Cristo, è Dio che riconcilia il mondo con sé. Il ferro ha trapassato la sua anima e toccato il suo cuore, perché egli ormai sapesse compatire le mie infermità. Il segreto del cuore si manifesta attraverso le ferite del corpo; appare manifesto questo grande sacramento d’infinita bontà, la profonda e misericordiosa tenerezza del nostro Dio, per cui una luce ci ha visitato dall’alto (Lc 1,78). E come questa tenerezza potrebbe non apparire attraverso le sue ferite? C’è qualcosa, più delle tue piaghe in cui appaia con maggior evidenza che tu, Signore, sei dolce e clemente e ricco di misericordia? (Sal 85,5). Nessuno infatti ha amore più grande di colui che dà la sua vita per dei destinati e condannati alla morte.
                                                                                           Bernardo di Chiaravalle



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giovedì 9 aprile 2020

Pregare nella settimana santa


Giovedi santo 9 Aprile

† Dal Vangelo secondo Giovanni 13,1-9.12-15
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo”. Gli disse Pietro: “Tu non mi laverai i piedi in eterno!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!”... Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.


Gesù vuol vivere in me. Lui non si è isolato. Ha camminato in mezzo agli uomini. Con me cammina tra gli uomini d’oggi. Incontrerà ciascuno di quelli che entreranno nella mia casa, ciascuno di quelli che incrocerò per la strada, altri ricchi come quelli del suo tempo, altri poveri, altri eruditi e altri ignoranti, altri bimbi e altri vegliardi, altri santi e altri peccatori, altri sani e altri infermi. Tutti saranno quelli che egli è venuto a cercare. Ciascuno, colui che è venuto a salvare. A coloro che mi parleranno, egli avrà qualche cosa da dire. A coloro che verranno meno, egli avrà qualche cosa da dare. Ciascuno esisterà per lui come se fosse il solo. Nel rumore egli avrà il suo silenzio da vivere. Nel tumulto, la sua pace da portare. Gesù, in tutto, non ha cessato di essere il Figlio. Vuole in me rimanere legato al Padre.
                                                                                                                            Madeleine Delbrêl



mercoledì 8 aprile 2020

Pregare nella settimana santa


Mercoledi santo 8 Aprile

† Dal Vangelo secondo Matteo 26,17-23.25
Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Ed egli rispose: “Andate in città da un tale e ditegli: ‘Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli’”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: “In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?”. Ed egli rispose: “Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà”... Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”.

Con il mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, Dio scende fino in fondo nella nostra umanità per riportarla a Lui, per elevarla alla sua altezza. La fede è credere a questo amore di Dio che non viene meno di fronte alla malvagità dell’uomo, di fronte al male e alla morte, ma è capace di trasformare ogni forma di schiavitù, donando la possibilità della salvezza. Avere fede, allora, è incontrare questo “Tu”, Dio, che mi sostiene e mi accorda la promessa di un amore indistruttibile che non solo aspira all’eternità, ma la dona; è affidarmi a Dio con l’atteggiamento del bambino, il quale sa bene che tutte le sue difficoltà, tutti i suoi problemi sono al sicuro nel “tu” della madre. E questa possibilità di salvezza attraverso la fede è un dono che Dio offre a tutti gli uomini. Penso che dovremmo meditare più spesso – nella nostra vita quotidiana, caratterizzata da problemi e situazioni a volte drammatiche – sul fatto che credere cristianamente significa questo abbandonarmi con fiducia al senso profondo che sostiene me e il mondo, quel senso che noi non siamo in grado di darci, ma solo di ricevere come dono, e che è il fondamento su cui possiamo vivere senza paura. E questa certezza liberante e rassicurante della fede dobbiamo essere capaci di annunciarla con la parola e di mostrarla con la nostra vita di cristiani.
                                                                                                                                                          Benedetto XVI


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martedì 7 aprile 2020

Pregare nella settimana santa



Martedi santo 7 Aprile

† Dal Vangelo secondo Giovanni 13,21-27.30-33
Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: “In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: “Signore, chi è?”. Rispose Gesù: “È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò”. E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: “Quello che vuoi fare, fallo presto”... Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire”.

Un giorno, fratelli miei, noi risorgeremo: ciascuno di noi sorgerà dalla sua tomba e vedrà Gesù Cristo. Vedremo colui che fu appeso alla croce, vedremo le sue ferite, vedremo le piaghe delle sue mani, dei suoi piedi, del suo costato. Vogliamo essere tra quelli che, allora, piangeranno e si lamenteranno, o tra quelli che proveranno gioia? Se non vogliamo piangere quando lo vedremo, dobbiamo rattristarci ora al pensiero di lui. Prepariamoci a incontrare il nostro Dio; tutte le volte che possiamo farlo, mettiamoci alla sua presenza; cerchiamo con l’immaginazione di vedere la croce, di vedere lui appeso alla croce. Avviciniamoci, supplichiamolo di guardarci come ha guardato il ladrone pentito; diciamogli: “Signore, ricordati di me, quando sarai giunto nel tuo regno” (Lc 23,42)... cioè: “Ricordati di me, Signore, nella tua misericordia. Non ricordare i miei peccati, ma la tua croce: ricordati delle tue sofferenze, ricordati che hai sofferto per me, peccatore. Nell’ultimo giorno ricordati che io, durante la mia vita, ho sentito le tue sofferenze, che ho sofferto sulla mia croce accanto a te. Ricordati di me allora, e fa’ che adesso io mi ricordi di te”.
                                                                                                               J.H. Newman



lunedì 6 aprile 2020

Pregare nella Settimana Santa


LUNEDI SANTO

† Dal Vangelo secondo Giovanni 12,1-8
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: “Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”. Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”.


Fratelli, non siamo spiriti scoraggiati: abbiamo fede, più fede! Che cosa manca un po’ a tutti, a noi tutti, oggi, per adoprarci... a salvare il mondo e a impedire che il popolo si allontani dalla Chiesa? Che cosa ci manca perché la carità, la giustizia, la verità non siano vinte, e non rientrino nel seno di Dio, maledicendo l’umanità, che avrà rifiutato di dare il suo frutto? Ci manca la fede! Chi è di noi, che crede si possano spostare le montagne, guarire i popoli, far predominare la giustizia nel mondo, far risplendere la verità allo spirito umano, unire nella carità di Cristo tutta la terra? Dove sono questi credenti? Più fede, fratelli, ci vuole più fede! Manca la fede in quelli che bisogna salvare, e la fede manca, talora manca o langue assai la fede in me e pur in altri di noi che vogliamo o crediamo di voler illuminare e salvare le folle. Siamo sinceri. Perché non sempre rinnoviamo la società, perché non sempre abbiamo la forza di trascinare? Ci manca la fede... Viviamo poco di Dio, e molto del mondo: viviamo una vita spirituale tisica... Ci manca quella fede che fa della vita un fervido apostolato in favore dei miseri e degli oppressi, com’è tutta la vita e il Vangelo di Gesù Cristo. Manca la fede, quella fede divina, pratica e sociale del Vangelo, che dà al popolo la vita di Dio e anche il pane. È necessaria una grande rinascenza della fede, e che escano dal cuore della Chiesa... i facchini di Dio, i seminatori della fede! Solo con la fede infuocata di carità salveremo gli uomini. Di fede dobbiamo riempire tutte le vie del mondo.
                                                                                                             Don Luigi Orione



domenica 5 aprile 2020

Pregare nella settimana Santa


DOMENICA DELLE PALME    5 Aprile

† Dal Vangelo secondo Matteo 21,1-11
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: ‘Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito’”. Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: “Dite alla figlia di Sion: ‘Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma’”. I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”. Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: “Chi è costui?”. E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea”.


Mentre anche noi facciamo festa al nostro Re, pensiamo alle sofferenze che Lui dovrà patire in questa Settimana... Lui lo aveva detto chiaramente ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Non ha mai promesso onori e successi. I Vangeli parlano chiaro. Ha sempre avvertito i suoi amici che la sua strada era quella, e che la vittoria finale sarebbe passata attraverso la passione e la croce. E anche per noi vale lo stesso. Per seguire fedelmente Gesù, chiediamo la grazia di farlo non a parole ma nei fatti, e di avere la pazienza di sopportare la nostra croce: di non rifiutarla, non buttarla via, ma, guardando Lui, accettarla e portarla, giorno per giorno. E questo Gesù, che accetta di essere osannato pur sapendo bene che lo attende il “crucifige!”, non ci chiede di contemplarlo soltanto nei quadri o nelle fotografie, oppure nei video che circolano in rete. No. È presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi, oggi patiscono sofferenze come Lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, soffrono per le malattie... Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati... Gesù è in loro, in ognuno di loro, e con quel volto sfigurato, con quella voce rotta ci chiede di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato. Non è un altro Gesù: è lo stesso che è entrato in Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo. È lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori. Non abbiamo altro Signore all’infuori di Lui: Gesù, umile Re di giustizia, di misericordia e di pace.
                                                                                                                                            Papa Francesco




sabato 4 aprile 2020

Pregare in Quaresima


SABATO 4 Aprile

† Dal Vangelo secondo Giovanni 11,49-53
Uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: “Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!”. Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.


Non siamo mai abbandonati, dimenticati, soli sulla via della croce, sulla via che segue Gesù; noi abbiamo là un Cuore che ci ama; noi là siamo amati in ogni istante; prima che noi fossimo, un Cuore ci ha amati di un amore eterno, e per tutta la durata della nostra vita questo Cuore ci abbraccia con il più caldo degli amori... Dio ci ha amati ieri, ci ama oggi, ci amerà domani. Dio ci ama in ogni istante della nostra vita terrena e ci amerà durante l’eternità se non respingiamo il suo amore.
                                                                                                  Charles de Foucauld



venerdì 3 aprile 2020

Pregare in Quaresima


VENERDI 3 Aprile

† Dal Vangelo secondo Giovanni 10,31-32.37-40
In quel tempo di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre”. Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase.


Dove una sicurezza più salda, dove un riposo più tranquillo per la nostra debolezza, se non nelle piaghe del Salvatore? Dimoro là dentro, tanto più sicuro, quanto più potente è nei miei riguardi la sua forza salvatrice. Il mondo freme, il corpo mi aggrava, il diavolo tende le sue insidie: io non cado, perché ho posto le mie fondamenta sopra una roccia sicura. Ho peccato gravemente: la mia coscienza ne è turbata, ma non sconvolta, perché mi ricordo delle piaghe del Signore che è stato trafitto a cagione dei nostri peccati. Cosa c’è di così votato alla morte che non possa essere liberato dalla morte di Cristo? Perciò quando penso a un rimedio così potente, così efficace, nessuna malattia – per quanto grave –  mi spaventa più.   
                                                            Bernardo di Chiaravalle




giovedì 2 aprile 2020

Pregare in Quaresima


GIOVEDI 2 Aprile

† Dal Vangelo secondo Giovanni 8,51-53
In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: “In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”. Gli dissero allora i Giudei: “Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: ‘Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno’. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?”.

Quando mi fermo stanco sulla lunga strada e la sete mi opprime sotto il solleone; quando mi punge la nostalgia di sera e lo spettro della notte copre la mia vita, bramo la tua voce, o Dio, sospiro la tua mano sulle spalle. Fatico a camminare per il peso del cuore carico dei doni che non ti ho donati. Mi rassicuri la tua mano nella notte, la voglio riempire di carezze, tenerla stretta: i palpiti del tuo cuore segnino i ritmi del mio pellegrinaggio.
                                                                                      Rabindranath Tagore



mercoledì 1 aprile 2020

Pregare in Quaresima


MERCOLEDI 1 Aprile

† Dal Vangelo secondo Giovanni 8,31-32.34-36

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi... In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”.


Tanta parte della nostra sofferenza deriva non soltanto dalla nostra situazione dolorosa, ma dal nostro sentimento di essere isolati nel nostro dolore. Molta gente che soffre profondamente per una cattiva abitudine – all’alcool, alla droga, al sesso o al cibo – trova il suo primo vero sollievo quando può condividere la propria pena con altri e scoprire di essere veramente ascoltata. I tanti servizi di consulenza sono un’incisiva testimonianza della verità che condividere il nostro dolore è l’inizio della guarigione. Quando scopro di non essere più solo nella mia lotta e quando comincio a sperimentare una nuova “fraternità nella debolezza”, allora può prorompere la vera gioia, proprio in mezzo al dolore. Non è facile tuttavia uscire dal nostro isolamento. In qualche modo, vogliamo sempre risolvere da soli i nostri problemi. Ma Dio ci ha dato gli uni agli altri per costruire una comunità di amore reciproco, dove possiamo scoprire insieme che la gioia non è soltanto per altri ma per tutti noi.
                                                                                        Henry Nouwen