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domenica 23 ottobre 2022

La Giornata Missionaria Mondiale

La Giornata Missionaria Mondiale 2022 trova il suo principale riferimento tematico nel messaggio di Papa Francesco, pubblicato il 6 gennaio scorso, che porta il titolo «Di me sarete testimoni» (At 1,8). Il Papa ci dice: «Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre (cfr Gv 20,21) e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele” (cfr Ap 1,5), così ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare».

La Chiesa è per sua natura missionaria, evangelizzare è la sua identità. Gesù, prima di salire in Cielo, lascia ai suoi discepoli il mandato che è chiamata essenziale per tutti i cristiani: "Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra". Nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022 che verrà celebrata domenica 23 ottobre, e che ha assunto come tema le parole di Gesù, Papa Francesco offre alcune brevi riflessioni sulle parole chiave che descrivono la vita e la missione dei discepoli.

Mi sarete testimoni: queste parole, scrive il Papa, sono "il punto centrale": Gesù dice che tutti i discepoli saranno suoi testimoni e che "saranno costituiti tali per grazia" e "la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo". Francesco fa quindi notare che l'uso del plurale: "sarete testimoni" indica "il carattere comunitario-ecclesiale della chiamata". E prosegue: Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa. E se anche c’è qualcuno che in qualche situazione molto particolare porta avanti la missione evangelizzatrice da solo, egli la compie e dovrà compierla sempre in comunione con la Chiesa che lo ha mandato.

E' Cristo, Colui che dobbiamo testimoniare Papa Francesco cita le parole di san Paolo VI nell' Evangelii Nunziandi: "Evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale". Osserva poi che i discepoli "sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo" I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli.

Francesco ricorda ancora san Paolo VI quando avvertiva che "l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri", afferma quindi che per la trasmissione della fede è fondamentale "la testimonianza di vita evangelica dei cristiani", ma che "resta altrettanto necessario" l'annuncio della persona e del messaggio di Cristo. Scrive nel messaggio: Nell’evangelizzazione, perciò, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria. Questa testimonianza completa, coerente e gioiosa di Cristo sarà sicuramente la forza di attrazione per la crescita della Chiesa anche nel terzo millennio. Esorto pertanto tutti a riprendere il coraggio, la franchezza, quella parresia dei primi cristiani, per testimoniare Cristo con parole e opere, in ogni ambiente di vita.

La missione affidata ai discepoli ha un carattere universale, da Gerusalemme si allarga fino 'all'estremità della terra'. E Francesco fa una precisazione: essi "non sono mandati a fare proselitismo, ma ad annunciare; il cristiano non fa proselitismo." Sono immagine della Chiesa "in uscita". A causa delle persecuzioni a Gerusalemme, i primi cristiani si dispersero e "testimoniarono Cristo dappertutto", osserva il Papa e prosegue:

Qualcosa di simile ancora accade nel nostro tempo. A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi. Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono.

Spingersi "fino ai confini della terra", scrive ancora il Papa, è un'indicazione che "dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo": La Chiesa di Cristo era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale. In questo senso, la missione sarà sempre anche 'missio ad gentes', come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, perché la Chiesa dovrà sempre spingersi oltre, oltre i propri confini, per testimoniare a tutti l’amore di Cristo.

"Riceverete la forza dello Spirito Santo" Di fronte ad una così grande responsabilità, Gesù promette ai suoi anche la grazia per farcela: lo Spirito Santo darà loro forza e sapienza. Senza lo Spirito nessun cristiano potrà dare piena testimonianza di Cristo: Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo.

 Essere Testimoni allora, è il mandato a cui ogni cristiano è chiamato ad essere, un impegno a vivere e portare nella nostra vita la speranza, ad essere evangelizzatori con il nostro esempio.

 


sabato 1 ottobre 2022

Ottobre Mese del Rosario

Ottobre è il mese dedicato al santo del rosario. Da cosa nasce questa scelta? Le ragioni sono varie, legate soprattutto a vicende storiche. Infatti il 7 ottobre del 1571 ebbe luogo la Battaglia di Lepanto che vide affrontarsi le flotte dell’Impero ottomano e quella della Lega Santa, che riuniva le forze della Repubblica di Venezia, della Spagna, dello Stato Pontificio, di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana, del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca, del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova. La vittoria della Lega Santa fu schiacciante e determinò il tramonto dello strapotere mussulmano in Europa.

Come è facile immagine questa battaglia ebbe incredibili ripercussioni sul piano religioso. Già prima che essa avesse inizio, alla partenza della flotta della Lega Santa, il Papa Pio V aveva benedetto lo stendardo della Lega che raffigurava su uno sfondo rosso il Crocifisso affiancato dagli apostoli Pietro e Paolo. Sopra di esso, il motto di Costantino In hoc signo vinces. Inoltre la nave ammiraglia Real ostentava come insegna l’immagine della Madonna con la scritta “S. Maria succurre miseris“. La leggenda vuole che a battaglia finita, molto prima di poterne avere avuto notizia, viste le difficoltà di comunicazione dell’epoca, il Pontefice ebbe una visione in cui gli veniva dato l’annuncio che la Lega aveva vinto la battaglia a mezzogiorno. Esclamò dunque: “Sono le 12, suonate le campane, abbiamo vinto a Lepanto per intercessione della Vergine Santissima“, e congedò tutti i presenti. Il Papa dichiarò successivamente che era stata l’intercessione misericordiosa della Vergine Maria a portare la Lega Santa alla vittoria, e per questo volle consacrare il 7 di ottobre a Nostra Signora della Vittoria. Il suo successore Papa, Gregorio XIII, modificò la dedica in Nostra Signora del Rosario. Si diffuse sempre di più la credenza che, prima della battaglia, tutti i soldati della Lega avessero invocato su di sé la protezione di Maria recitando il Rosario, e che fosse stato questo a garantire loro la vittoria. Anche la tradizione di far suonare le campane a distesa a mezzogiorno sarebbe da attribuire alla Battaglia di Lepanto e alla visione di Pio V.

Dunque Ottobre è definito il Mese del Rosario e il giorno 7 viene tuttora festeggiata la Beata Maria Vergine del Rosario, sebbene non tutti sappiano ricollegarla alla battaglia di Lepanto. In effetti l’origine della Madonna del Rosario è precedente, e risale all’apparizione di Maria a San Domenico nel 1208 a Prouille, e quindi all’epoca dell’istituzione dei domenicani. La battaglia definì solo in quale giorno la Chiesa cattolica dovesse celebrare la festa della Madonna del Rosario, o Madonna della Vittoria.

Il culto della Madonna del Rosario si diffuse ancora di più con le apparizioni di Lourdes del 1858. Fu in occasione di queste apparizioni che la Madonna in persona raccomandò la pratica di questa devozione.

In questo mese più che in ogni altro è opportuno trovare un po’ di tempo per recitare il santo rosario. Fra tutte le preghiere il Rosario è quella che ci avvicina maggiormente a Gesù, e lo fa attraverso la dolce intercessione di Sua Madre. È una preghiera contemplativa, la preghiera del cristiano che affronta il cammino della fede, diretto verso Gesù, seguendo le orme e l’esempio di Maria. I grani del Rosario che scorrono tra le dita scandiscono il trascorrere dei giorni e degli anni di vita di ogni cristiano, segnando passo dopo passo il suo cammino di fede. Tutto nel Roasio converge verso Gesù, verso la sua immagine simboleggiata dal Crocefisso, proprio come tutta la vita del credente deve essere indirizzata esclusivamente a Lui. È importante recitare il Rosario il più possibile, in questo mese, da soli, ma anche in famiglia e nelle parrocchie.

Il rosario della vergine è un efficace strumento di preghiera di contemplazione che ci potrà aiutare a riscoprire questa presenza di Dio nel nostro quotidiano a rivivere la vita del Cristo sull'esempio di Maria che conservava viva nel suo cuore la memoria delle cose di Dio. La contemplazione di Maria è fatta di parola, di croce, di spirito Santo. Ogni vita contemplativa, nella chiesa nasce essenzialmente da una parola che lo Spirito genera nel cuore dell'uomo e fa maturare nella fecondità pasquale della croce. Per questo una vita contemplativa autentica ha bisogno di tanto deserto, di tanta solitudine feconda nello spirito, di tanta gioia di una vera penitenza. È nota l'affermazione del cardinal Newman: "il rosario è il credo che diventa preghiera" più che una definizione vera è proprio un'intuizione, che però cogliere il senso più autentico, più originale e originario di queste devozioni.