DOMENICA 22 Marzo
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Dal Vangelo secondo Giovanni 9,1-7
Passando,
Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì,
chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. Rispose Gesù:
“Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le
opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato
finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono
nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo, sputò per terra, fece del
fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a
lavarti nella piscina di Sìloe” – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e
tornò che ci vedeva.
Il cieco guarito e illuminato
da Gesù è immagine di tutti i battezzati, i quali sono stati strappati dalle
tenebre e sono divenuti “figli della luce” passando dalla morte alla vita... Al
centro della nostra contemplazione è, ancora una volta, Gesù: “Finché sono nel
mondo, sono la luce del mondo”, egli afferma. Agli uomini immersi nel buio
della paura e dello smarrimento, Gesù, con la parola e la vita, si rivela come
luce che dà senso compiuto alla loro esistenza e al loro destino ultimo,
lasciando tuttavia ad essi la decisione di aprirsi a questa luce o di
rifiutarla. In questo senso egli compie un “giudizio”, perché coloro che non
vedono possano vedere e quelli che pretendono di vedere diventino ciechi. Il
cieco guarito, immagine del battezzato, è tra coloro che hanno accolto la luce
e sono stati salvati. Egli, risanato dal gesto di Cristo e lavatosi nelle acque
della piscina di Siloe, vede ormai non solo con gli occhi del corpo ma anche
con quelli dell’anima. Tra la diffidenza e l’ostilità di coloro che lo
circondano e lo interrogano increduli, egli compie un itinerario che lo conduce
gradualmente a scoprire l’identità di colui che l’ha guarito, a confessare la
sua fede in lui come profeta e Figlio di Dio e finalmente a prostrarsi davanti
a lui per adorarlo. Ma l’illuminazione del cieco non si arresta qui. Con la
luce della fede egli scopre la sua “nuova” identità. Non è più un uomo immerso
nella cecità e nel peccato; non è più un mendicante emarginato ed espulso dalla
comunità di coloro che pretendono di essere giusti solo perché scrupolosi osservanti
della legge. Egli ormai è una “nuova creatura”, in grado di vedere in una nuova
luce la sua vita e il mondo che lo circonda, proprio perché è entrato in
comunione con Cristo ed è stato accolto nella comunità dei suoi discepoli.
Giovanni
Paolo II
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