“Gesù diceva questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire …”.
(dal vangelo della Terza domenica di Quaresima - Lc 13,1-9)”
Messaggio: Gesù racconta questa parabola per coloro che vedono le disgrazie, le
tragedie, la malattia, la morte di una persona cara … come un castigo di Dio.
Mentre la figura del padrone rappresenta l’immagine che tanti hanno di Dio come
un giustiziere che elimina e castiga i peccatori al grido “taglialo”, al
contrario la figura del contadino è l’immagine autentica di Dio che, come un
padre paziente e misericordioso, dice “aspetta”. Gesù chiarisce che Dio non
comunica mai dolore, sofferenza, morte, ma sempre vita. Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez
18,23; 33,11)”. Dio non è un giudice giusto che punisce e castiga i
peccatori. Per questo
la Quaresima è l’occasione per lasciare che il vignaiolo celeste zappi intorno
noi e ci dia il suo concime (sacramenti) per dare quei frutti di bene che Egli
sia aspetta da noi.
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