GIOVEDI 26 Marzo
† Dal Vangelo secondo
Giovanni 5,33-37
In
quel tempo, Gesù disse ai Giudei: “Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed
egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo;
ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e
risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io
però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre
mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di
me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato
testimonianza di me”.
Vi è una relazione intima tra
gioia e speranza. Mentre l’ottimismo ci fa vivere come se presto un giorno le
cose dovessero andare meglio per noi, la speranza ci libera dalla necessità di
prevedere il futuro e ci consente di vivere nel presente, con la profonda
fiducia che Dio non ci lascerà mai soli, ma adempirà i desideri più profondi
del nostro cuore. In questa prospettiva, la gioia è il frutto della speranza.
Quando ho la profonda fiducia che Dio è veramente con me e mi tiene al sicuro
in un abbraccio divino, guidando ognuno dei miei passi, posso liberarmi
dall’ansioso bisogno di sapere come sarà domani, o quel che accadrà il prossimo
mese, o l’anno prossimo.
Henry Nouwen
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