“Gli scribi e i farisei conducono da Gesù una donna sorpresa in adulterio … e gli dicono: maestro, Mosè ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici? … Gesù disse loro: chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei … Essi allora se ne andarono uno per uno … E Gesù, rivolto alla donna, le disse: neanche io ti condanno. Và e d’ora in poi non peccare più”. ( dal Vangelo della Quinta Domenica di Quaresima - Gv 8,1-11)
Messaggio: Gesù, dicendo alla
donna adultera “neanche io ti condanno”, ci insegna che non bisogna permettere
che la condanna sia l’ultima parola. Si può condannare e detestare il peccato,
ma mai il peccatore, cioè al persona che ha sbagliato. È un invito a liberarci
della cultura dei sospetti, dei dubbi, dei pettegolezzi e del dito puntato.
Sorprende anche il fatto che Gesù non rimprovera questa donna adultera, non la
invita neanche a pentirsi e a chiedere perdono a Dio per il suo peccato, perché
Dio ci perdona prima ancora del nostro pentimento e della nostra conversione.
Per questo le dice soltanto: “và e d’ora in poi non peccare più”, perché
sentendosi non giudicata e perdonata, abbia la possibilità, se vuole, di
iniziare una nuova vita. Il pentimento per Gesù non è più la condizione per
ottenere il perdono di Dio, ma al contrario è il perdono di Dio che può
suscitare in noi il pentimento, la conversione, il cambiamento
dell’orientamento della nostra vita e il desiderio di iniziare una nuova
esistenza.
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