Lunedi 28 Dicembre
[I Magi]
erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe
e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e
resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per
ucciderlo”. Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si
rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode. Quando Erode si
accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere
tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che
avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza
dai Magi. (Mt 2,13-15a.16)
Comprendiamo che di questa speranza non si deve tanto rendere ragione a livello teorico, a parole, ma soprattutto con la testimonianza della vita, e questo sia all’interno della comunità cristiana, sia al di fuori di essa. Se Cristo è vivo e abita in noi, nel nostro cuore, allora dobbiamo anche lasciare che si renda visibile, non nasconderlo, e che agisca in noi. Questo significa che il Signore Gesù deve diventare sempre di più il nostro modello: modello di vita e che noi dobbiamo imparare a comportarci come Lui si è comportato. Fare quello che faceva Gesù. La speranza che abita in noi, quindi, non può rimanere nascosta dentro di noi, nel nostro cuore: sarebbe una speranza debole, che non ha il coraggio di uscire fuori e farsi vedere; ma la nostra speranza deve necessariamente sprigionarsi al di fuori, prendendo la forma squisita e inconfondibile della dolcezza, del rispetto, della benevolenza verso il prossimo, arrivando addirittura a perdonare chi ci fa del male. Papa Francesco
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